Nonostante l’aumento del costo della vita e il misero aumento di 100 euro sul rinnovo del contratto 2022/2024, il ceto medio rischia un "bagno di sangue" fiscale?
Mentre i lavoratori del comparto Difesa affrontano quotidianamente l'aumento del costo della vita, l'incremento retributivo di soli 100 euro a partire dal ruolo Graduati, previsto solo per il 2024, rappresenta una misura del tutto insufficiente e inadeguata. Inoltre, gli importi marginali suddivisi in indennità non possono che essere definiti "quattro spiccioli insignificanti".
In questo contesto, assistiamo alla mortificante campagna propagandistica di alcune sigle sindacali Militari che cercano di spacciare risultati insignificanti per conquiste epocali.
A questa situazione di miseria si aggiunge il rischio di un vero e proprio "bagno di sangue" fiscale per il ceto medio, un tema che molte organizzazioni sindacali sembrano ignorare, o peggio, fingono di non vedere.
Il ceto medio, che dovrebbe beneficiare di ipotetiche agevolazioni fiscali, si trova in realtà penalizzato dalla terza manovra del Governo Meloni.
Mentre a parole si esaltano i servitori dello Stato, nei fatti si assiste a un costante impoverimento del loro potere d'acquisto.
Secondo l'Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), nel documento dell'audizione sulla manovra del 5 novembre scorso, la riforma dell'IRPEF ha portato a un aumento del numero delle aliquote marginali effettive, che passano da 4 a 7, con picchi che raggiungono il 50% per i redditi compresi tra 32.000 e 40.000 euro.
In particolare, nella fascia di reddito tra 32.000 e 40.000 euro, l'aliquota marginale effettiva sale al 56%, rispetto al precedente valore inferiore al 45%.
Questa evoluzione appare in contrasto con i principi della legge delega, che avrebbe dovuto semplificare e razionalizzare il sistema, avvicinandosi a un'unica aliquota impositiva.
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF), in una nota ufficiale, ha cercato di minimizzare l'impatto, affermando che si tratta di un'interpretazione parziale e che l'effetto reale dell'aliquota del 56% è dovuto alla somma delle diverse aliquote legali e marginali implicite.
Tuttavia, questa spiegazione non cambia la sostanza del problema: il ceto medio continua a essere penalizzato.
Alla luce di ciò, si richiede al Governo un intervento deciso e chiaro per evitare ulteriori penalizzazioni, fornendo risposte concrete ai lavoratori delle Forze Armate.
È inaccettabile che, mentre vengono stanziati 100 milioni di euro per straordinari destinati esclusivamente alle Forze di Polizia, il personale militare venga lasciato indietro.
Non si è fatto alcun passo avanti per migliorare le pensioni attraverso il riconoscimento della specificità, né sono stati previsti strumenti adeguati per compensare la perdita di potere d'acquisto.
Chiediamo al Governo Meloni di dimostrare con i fatti la volontà di sostenere il personale delle Forze Armate, evitando un ulteriore aggravio fiscale che rischia di compromettere ulteriormente il ceto medio, già duramente colpito dall'inflazione e dall'aumento del costo della vita.
Itamil Esercito annuncia la sua decisione di non firmare il contratto. Al contrario, avvierà un ricorso gratuito per chiedere gli adeguamenti economici dovuti al personale rappresentato.
Ai colleghi diciamo: difendete i vostri diritti! Unitevi al primo Sindacato dell'Esercito, che tutela realmente gli interessi dei lavoratori del comparto Difesa, rifiutando le politiche di compromesso e i giochi di potere
Itamil Esercito
Più Forti NOI.
Più forte anche TU'!
Video interessante sull'argomento: https://vm.tiktok.com/ZNe3x5B88/